Hai presente quando ti invitano ad un matrimonio? Ti rigiri tra le mani quel cartoncino e una delle cose a cui pensi è: che diavolo mi metto?
Rovistato l’armadio e scoperto che il completo indossato alla comunione di tuo nipote risale a 2 taglie fa, ti fai coraggio e decidi di fare shopping: ti serve un vestito nuovo, la camicia, la cravatta, tutti gli annessi e connessi del caso.
Tiè, pure la pochette. Ma sì, stavolta crepi l’avarizia.
Così tua moglie non potrà più rinfacciarti di essere il solito trasandato che la fa sfigurare, né potrà additare quale esempio di classe ed irreprensibilità quell’elegantone di tuo cognato.
Per non farti trovare impreparato segui l’esempio del congiunto e prenoti pure il barbiere: capelli in ordine e pizzetto curatissimo. Hai anche l’asso nella manica: la macchina lavata a specchio. Mica solo fuori?! Pure gli interni.
Consapevole dell’impegno e degli sforzi profusi (anche economici) ti presenti gongolante al cospetto della gentile consorte, pronto a ricevere il giusto tributo e la meritata lode.
E invece…
… invece niente lode, solo improperi.
Come sempre. E stavolta ti eri pure messo d’impegno e avevi speso un bel po’ di quattrini.
La colpa è di quelle maledette scarpe, che a detta della consorte “stanno malissimo con quel vestito e sono inguardabili”.
Cerchi di difenderti come puoi, argomentando che sono scarpe nuovissime: le hai indossate solo una volta.
Il giorno del tuo matrimonio, per la precisione. Cioè 22 anni fa.
Aggiungi che sono anche comode, per quanto possano esserlo delle scarpe di vernice messe una volta sola, e cercando di far leva sul senso di responsabilità tipicamente femminile aggiungi che spendere soldi per un paio di scarpe, quando ne avevi già uno a disposizione, ti era sembrato uno spreco ingiustificabile.
Come va a finire lo sappiamo: tua moglie sbraita e ti guarda in cagnesco per tutto il giorno, tu maledici la cravatta e i 30 gradi all’ombra mentre ti guardi sconsolato i piedi, tuo cognato è impeccabile come sempre e perfettamente a suo agio nelle slippers di velluto.
Sì, ma che c’entra tutto ciò con l’affitto, le case nuove e i mobili vecchi?
C’entra mio caro, e pure parecchio.
Capita spesso che i proprietari di un appartamento da affittare decidano di mettervi mano: ristrutturano il bagno, ammodernano gli impianti (specialmente quello elettrico), sostituiscono gli infissi e fanno il possibile per passare dallo status di casa in discrete condizioni a quello di appartamento ristrutturato.
I più determinati e organizzati – quelli che pensano anche alla pochette da taschino, stando al nostro esempio – installano pure l’aria condizionata e sostituiscono la porta di legno con una porta blindata a doppia serratura.
Insomma, fanno tutto il possibile per valorizzare la loro proprietà, per renderla appetibile e interessante agli occhi dei potenziali inquilini.
Ovviamente non lo fanno per avere il riconoscimento delle mogli, ma per incrementare la redditività dei loro beni immobili, consapevoli che le case ristrutturate costano di più.
Spesso però con le case e gli arredi succede la stessa cosa che è capitata a te con il vestito nuovo e le scarpe vecchie.
Arredare una casa appena ristrutturata con mobili vecchi, fuori moda e poco funzionali, è un peccato mortale. Peggio che indossare i mocassini con la tuta.
Un mobilio datato sembrerà ancora più vecchio, se collocato in una casa che è stata ammodernata; il comò col piano in marmo farà a cazzotti col gres effetto parquet e il colpo d’occhio per l’inquilino non sarà certo dei migliori.
Non è solo questione di estetica, ovviamente.
Un arredo inadeguato vanifica gli sforzi economici; l’impegno profuso (tempo, soldi, energia) per ristrutturare una casa viene offuscato dall’armadio stile ‘700 veneziano.
Affinché un appartamento ristrutturato profumi di nuovo, non bisogna sottovalutare l’incidenza degli arredi.
Il mobilio giusto può valorizzare un appartamento, quello sbagliato può ammazzarlo per sempre.
Perciò occhio al pericolosissimo contrasto casa nuova-mobili vecchi.
Gli appartamenti romani sono pieni di arredi in ottime condizioni, mobili che magari hanno più di 30 e passa anni.
Molti proprietari li conservano con cura, li imballano per proteggerli durante i lavori di ristrutturazione, così da piazzarli nuovamente al loro posto dopo il restyling dell’appartamento.
L’idea di buttare arredi già presenti per comprarne di nuovi (e spesso di minor qualità) è difficile da digerire. Lo capisco bene e confesso di essere una fan del riciclo: dare nuova vita a oggetti vecchi e in disuso è una sfida etica ed ecologica.
Però è altrettanto importante investire i soldi con criterio e cognizione di causa: lo sforzo economico nel ristrutturare un appartamento non deve essere vanificato dalla scarsa attenzione prestata alla voce “arredi”.
Se stai pensando di ristrutturare il tuo appartamento per incrementarne la redditività, se hai appena terminato i lavori e stai scartando il vecchio trumeau che avevi protetto con cura durante il passaggio degli imbianchini, fermati un attimo e leggi questi semplici consigli.
Così non corri il rischio di trovarti con una casa nuova che però sa di vecchio.
- Passa in rassegna i mobili che hai già a disposizione valutandoli con obiettività e distacco.
Devi decidere cosa tenere e cosa rottamare, quindi è importante scegliere con cura e, nel dubbio, meglio essere spietati che magnanimi.
Ricordati: il medico pietoso fa la piaga purulenta.
Guai a ritrovarti sul groppone un mammatrone* impresentabile, che fa scappare gli inquilini a gambe levate anche se hai ristrutturato il bagno e tinteggiato le pareti.
Sei assillato dall’amletico dilemma “buttare o non buttare?” Chiedi aiuto a persone più giovani e al passo coi tempi, consulta un addetto ai lavori oppure sfoglia le riviste del settore casa/arredo per vedere le ultime tendenze e capire cosa può andar bene e cosa no.
- Se trovi degli elementi che non sono male e potresti anche riutilizzare in chiave moderna – un tavolo, un divano, una libreria – prova a dar loro una nuova veste e un po’ di sprint; a volte con interventi economici e tanta fantasia si hanno risultati sorprendenti. Una vecchia cassapanca o un comò, messi al posto giusto, diventano elementi caratteristici e originali: un tocco di stile che rompe la monotonia di case-fotocopia arredate tutte in stile svedese.
Ciò che non vale la pena tenere – la scarpa che ammazza il look, per capirci – deve trovare una nuova collocazione, rigorosamente fuori dall’appartamento da affittare: la casa al mare, l’isola ecologica o, nei casi più estremi, il caminetto della casa in montagna.
- Una volta che hai deciso cosa tenere e cosa devi comprare, fai dei preventivi di spesa. Non pianificare solo i costi per la ristrutturazione dell’appartamento ma anche quelli per l’acquisto degli arredi mancanti. Così facendo sai già a quale spesa andrai incontro e non sarai costretto, a fine lavori, a riesumare il letto a baldacchino della prozia perché hai speso un occhio della testa per un inutile spatolato alle pareti.
- Prima di comprare i mobili nuovi valuta se è davvero necessario farlo. Puoi leggere qui per chiarirti le idee.
A parte la cucina, che di solito è richiesta da tutti gli affittuari (per lo meno negli appartamenti di piccole/medie dimensioni) e ha tempi di consegna medio-lunghi, per il soggiorno e le camere direi che è bene non avere fretta.
Spesso gli inquilini hanno già qualcosa da portare con sé (letto, divano, tavolo ecc.) e dunque è meglio aspettare, per non comprare un armadio che si rivelerebbe non solo inutile ma addirittura d’impaccio.
* Nel dialetto romano il mammatrone indica un malessere, un’angoscia.
Viene usato anche in senso figurato, per indicare un oggetto ingombrante, qualcosa che intralcia il passo.
In effetti è alquanto onomatopeico e al di là dell’effettivo significato originale rende molto bene il concetto, più di quanto possano fare le parole cassettone rococò.
È doveroso, perciò, tributare il giusto riconoscimento al mio cliente Andrea, che mi ha donato questa parola utilissima e ha fatto anche sparire un mammatrone da casa sua.